Bertrando di Saint Genieès

Vita

Bertrando di Saint-Geniès, nasce verso il 1280-1285 a Saint Geniès nella diocesi di Cahors nel Quercy.

Studia diritto canonico e civile all’Università di Tolosa, nei cui registri è ricordato come professore di queste discipline nel 1315.

Il suo patrono è Jacques Duèse, cardinale vescovo di Porto, nativo di Cahors, poi divenuto Papa Giovanni XXII (1316-1334).

Nell’ottobre del 1316 Bertrando riceve la nomina di canonico di Angouleme, nel 1318 quella di canonico cantore di San Felice di Caraman-Tolosa. Partecipa al processo di canonizzazione di S. Tommaso d’Aquino in quanto uditore alle cause del sacro palazzo, nel 1321 diviene decano di Angouleme, nel 1328 è arcidiacono di Noyon e “capellano papale”.

Con il suo soggiorno a Avignone acquisisce dei benefici sia in Francia che in Italia dove si reca spesso (Roma, Napoli, Firenze, Pistoia) con impegni di nunziatura.

La sua carriera curiale sotto Giovanni XXII segue un crescente progresso, fino al 4 luglio del 1334 quando viene nominato Patriarca d’Aquileia.

Muore il 6 giugno 1350 ucciso da nobili friulani nelle campagne di San Giorgio della Richinvelda.

Bertrando Principe

Il Patriarcato di Aquileia era sede vacante dalla morte di Pagano della Torre (dicembre 1332).

Bertrando si insedia Patriarca di Aquileia verso la fine di ottobre del 1334. Sceglie come sede patriarcale provvisoria Udine poiché Aquileia è al momento infestata dalla malaria e poco difesa dai nemici.

La situazione politica del Patriarcato si può riassumere in un rapporto di fredda convivenza con Venezia, in un continuo avvicendarsi di lotte tra feudatari e comunità a cui in parte viene condizionata la stessa economia del Principato. Significativo nodo di contrasto è l’alleanza dei Conti di Gorizia con gli Asburgo per la supremazia sui territori patriarcali. Questi conflitti risaltano nello scenario politico generale che vede sempre la lotta tra guelfi e ghibellini.

Consacrazione del duomo di Venzone presieduta dal patriarca Bertrando, particolare affresco 1350 ca. (Venzone, Duomo)

In questo stato di cose il Bertrando si trova ad occuparsi della politica sia interna che internazionale, accanto alle sue funzioni di Vescovo e di pastore metropolita.

In ciò si definisce il programma di riforme istituzionali ed ecclesiastiche di Bertrando, attraverso un’intensa attività che lo fanno risaltare come diplomatico, esperto di diritto, dedito dunque all’amministrazione della giustizia, a cui si affianca la figura del soldato valoroso.

In luogo della sua autorità temporale si trova infatti nella necessità di intervenire a difesa del territorio patriarcale impugnando le armi e comandando eserciti: nel 1335 sconfigge Rizzardo da Camino, Signore di Ceneda legato alla famiglia della Scala, sottraendoli il castello del Livenza e tutto il Cadore, che riconquista nel 1347 poiché era caduto nelle mani di Lodovico di Brandeburgo, figlio di Lodovico il Bavaro .

Combatte contro i goriziani padroni di Venzone, con dominio sulla strada che da Monte Croce scende a Tolmezzo e su quella che scende da Pontebba e dalla Chiusa ostacolando il libero transito per il commercio, per il Patriarca tale situazione è un danno per l’economia. Potenzia così le difese alpine, costruendo la rocca Bertranda alla Chiusa (fra Moggio e Pontebba) combatte i goriziani conquistando Braulins.

In questa fase, fa sì che riavuta Venzone , si mantenga saldo il dominio sulla via per Pontebba di transito con l’Austria. Nel 1340 assedia Gorizia costringendo il conte di Gorizia alla tregua. All’esercizio delle funzioni civili del Patriarca concorreva il Parlamento friulano (composto da nobiltà, clero e comunità), fino al 1348 proseguono gli scontri poiché i feudatari riconoscono il rigore delle azioni del Patriarca per reprimere le lotte private e i fenomeni di brigantaggio e perché considerano le famiglie (in modo particolare i Savorgnan) e la comunità di Udine come favoriti da Bertrando. A capo di tale discordie si trovavano sempre i Conti di Gorizia. La sua politica è di affiancare e superare il particolarismo feudale. In favore dell’economia il Patriarca incrementa l’olivocultura, e introduce l’Arte della Lana nel 1348 . Udine deve al Bertrando il suo rapido sviluppo in ambito economico e urbanistico. Le iniziative sul piano culturale: cerca di far rivivere l’università di Cividale come dal disegno del suo predecessore Ottobono (1302-1315); ne sono testimonianza le donazioni di libri a istituzioni ecclesiastiche, in particolare ai Domenicani. Molto importante è la cerchia di personalità che lo affiancano nei suoi programmi, in particolare Artico di Prampero e il vescovo di Concordia Guido de Guisis, che non poco sembra influire nelle scelte del Patriarca in particolare nei temi proposti per la realizzazione degli affreschi di Vitale da Bologna .

Bertrando Vescovo

Nel governare spiritualmente la sua diocesi il Patriarca si avvale degli istituti delle abbazie benedettine di Moggio, di Rosazzo, di Belinga, di Sesto al Reghena e di Summaga. Fa in modo che i Celestini abbiano residenza nella città di Udine dove sono presenti nei luoghi più importanti i Francescani e i Domenicani.

Bertrando fa erigere a S. Nicolò di Udine un monastero per le penitenti, più importante era quello delle Benedettine di Aquileia, sono inoltre presenti, con loro fondazioni, le Francescane e le Domenicane.

La cura delle anime è affidata alle pievi, adunate in arcidiaconati. Nel 1334 Bertrando trasferisce la prepositura di S. Odorico fondendola con il capitolo della pieve, nel 1335 Bertrando dedica all’Annunciata la chiesa di San Odorico che dal XII secolo veniva indicata con il titolo di santa Maria Maggiore, attuale duomo di Udine.

Significativa la sistemazione del corpus sinodale. Il 29 maggio 1335 è convenuto nella pieve del castello di Udine il Concilio dei vescovi della sua provincia ecclesiastica, tra gli articoli emanati il più importante riguarda i provvedimenti per colpire l’esercizio dell’usura. Nell’aprile del 1339 si tiene a Aquileia il secondo concilio provinciale. Il Patriarca in entrambe le occasioni riforma molte costituzioni a favore delle Chiese e della libertà ecclesiastica.

Il 9 ottobre 1338 raduna ad Aquileia il sinodo del suo clero in cui viene proibito ai chierici di partecipare alle cerimonie dei Catari, degli scomunicati e degli eretici.

Per il Bertrando è determinante operare nel rispetto e nel recupero dei diritti della sua Chiesa. Importanti le iniziative di Bertrando per la promozione del culto dei Santi Ermacora e Fortunato, fondatori della Chiesa di Aquileia, nella cui figura si univano memorie classiche e cristiane, diventando il simbolo dell’eredità storica e dell’orgoglio morale della città. Fa realizzare l’arca marmorea per trasporvi le reliquie dei due Santi, che poi diverrà la sua tomba.

Insieme ai Domenicani introduce nella diocesi il nuovo culto per Tommaso d’Aquino. L’interesse per i più deboli è testimoniata dagli agiografi che riportano episodi significativi del Patriarca quale dispensatore di pane a poveri e pellegrini. La leggenda parla anche di Bertrando che sfama dodici poveri ogni giorno prima di mettersi a tavola, sull’esempio di Gesù. La tragica morte ha contribuito a esaltarne la figura creando un mito, facendo di Udine la città del beato Bertrando. E’ nel cuore di questa città che noi troviamo le espressioni più significative della cultura artistica del trecento, che si coniugavano al suo pensiero e che proprio Bertrando volle divulgare attraverso l’opera di Vitale da Bologna nelle pareti della cappella di San Nicolò. Come pure la costruzione del battistero e dell’arca. Troviamo testimonianza di questo nella lettera di Bertrando scritta al decano Guglielmo.

Lettera del patriarca Bertrando al decano d’Aquileia Guglielmo, ms 32, Archivio Capitolare Udine

Lettera del patriarca Bertrando al decano d’Aquileia Guglielmo, ms 32, Archivio Capitolare Udine

Lettera del patriarca Bertrando al decano d’Aquileia Guglielmo, ms 32, Archivio Capitolare Udine

Lettera del patriarca Bertrando al decano d’Aquileia Guglielmo, ms 32, Archivio Capitolare Udine

Lettera del patriarca Bertrando al decano d’Aquileia Guglielmo, ms 32, Archivio Capitolare Udine

Lettera del patriarca Bertrando al decano d’Aquileia Guglielmo, ms 32, Archivio Capitolare Udine

Bertrando Beato

Il culto di Bertrando ha origine con il suo successore Nicolò di Lussemburgo , che secondo gli agiografi sembra abbia avuto dei sogni rivelatori sulla santità del Bertrando e concorre a promuoverla con più iniziative, che si vogliono talvolta associare a un preciso programma politico.

In generale il Bertrando ha lasciato in molti suoi contemporanei, non soltanto friulani, il ricordo di uomo sapiente e buono, apprezzamenti che in coincidenza di una morte violenta e martoriata ne hanno fatto per molti un santo in grado di operare miracolosamente.

La devozione al Bertrando ha inizio subito dopo la morte. Già nel 1351 sono registrati molti miracoli e in numero consistente negli anni successivi. Le invocazioni a Bertrando sono associate a quelle della Madonna e a Cristo, nella consapevolezza che chi opera i miracoli è Dio.

Uccisione di Bertrando, particolare.

Si associano alle invocazioni, ai tocchi del sepolcro, ai doni, gli ex-voto di vario genere, come pure profonda fiducia è data alla forza che le reliquie posso generare. Nel 1384 un piede del Beato viene offerto in un reliquiario alla regina Elisabetta d’Ungheria.

Dal XIV secolo ogni anno il 6 giugno viene celebrato solennemente l’anniversario nel duomo di Udine, per i successivi duecento anni prosegue il culto e il Bertrando viene eletto protettore della città di Udine e di Gemona, esteso anche a tutta la piccola Patria.

Coincide con il 6 giugno l’entrata nel 1420 dei veneziani a Udine che segna la fine del Patriarcato d’Aquileia. La festa per il martire autorizza la Serenissima a unire le ricorrenze considerando la conquistata pace come un’intercessione del Bertrando, viene anche istituito un pallio.

Il patriarca Francesco Barbaro (1593-1616) alla fine del ‘500 segnala a Papa Clemente VII che il culto per il Bertrando non è approvato ufficialmente anche se richiama tanti devoti. Il cardinale Baronio incaricato di risolvere la questione autorizza le funzioni religiose per il beato, valorizzandolo come vescovo e pastore. Successivamente Papa Benedetto XIV (1740-58) e Papa Clemente XIII (1769-74) approvano un culto da officiare con la S. Messa.

Nel 1929 viene fatta una ricognizione canonica, viene asportata una falange di un dito del piede destro che viene donata in un reliquiario d’argento alla cattedrale di Tolosa in Francia, dove Bertrando ha a suo tempo risieduto.